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Comunicare la fede

Il percorso meditato delle parole

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Significato dell'UCSI

Dal 2020 aderisco alla UCSI “Unione Cattolica Stampa Italiana”, l’associazione dei giornalisti cattolici. Essa rappresenta un’Unione professionale ed ecclesiale che trova ispirazione nel servizio alle persone, nel Vangelo e nel Magistero della Chiesa. Tra i suoi scopi, quello di promuovere una attiva testimonianza cristiana dei suoi soci tra gli operatori della comunicazione, favorendo l’applicazione di principi di deontologia professionale e di salvaguardia della persona umana.

In realtà il mio percorso all’interno dell’UCSI si affianca agli studi universitari e vaticani e soprattutto alla trasmissione da parte della mia famiglia della fede cristiana: la famiglia è infatti il luogo dove ho ricevuto una educazione cristiana. Una fede e un percorso da me successivamente approfonditi nella conoscenza della tipologia, del contenuto, della proclamazione del canto, dei testi liturgici, della disciplina rituale, della spiritualità mariana e francescana e del culto dei santi con la frequentazione della mia Chiesa, e di altre realtà parrocchiali, svolgendo il servizio del lettorato e altri servizi.

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Famiglia, parola, missione

Come infatti ci ricorda il celebre testo della Costituzione sulla Sacra Liturgia del Concilio Vaticano Il “Sacrosanctum Concilium”, “la liturgia è il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e, insieme, la fonte da cui promana tutto il suo vigore”. È grazia, dono che scende dall’alto e che rende possibile il nostro cammino cristiano, la nostra storia spirituale, il nostro impegno e le nostre opere di santità.

Quando il lettore proclama il testo biblico dell’Antico o del Nuovo Testamento, non pronuncia parole proprie; potremmo dire che egli non parla affatto: dicendo la Parola di Dio, il lettore fa silenzio, poiché fa tacere le proprie parole. Anche il presbitero all’altare fa silenzio, compiendo il gesto di Cristo. Il chiacchierare e il gesticolare lasciano il posto alla parola e al gesto in cui l’uomo non si disperde ma ritrova se stesso: la parola e il gesto in cui riposano le radici dell’esistenza umana e in cui si può scorgere Dio. La spiritualità cristiana è legata alla persona di Gesù Cristo. Il suo scopo è far sì che diventiamo sempre più permeabili allo Spirito di Gesù Cristo.

Questo significa che noi siamo in Cristo e che Cristo è nel nostro comportamento, nel nostro parlare, nel nostro tacere e nella nostra irradiazione nel mondo. La famiglia è chiamata a trasmettere ai suoi figli il mistero di “Dio che è più che padre e madre”.

La famiglia è scuola di vera umanità e luogo di esercizi di santità, è il luogo privilegiato per forgiare il carattere e la coscienza. Questa è la missione delle coppie, della famiglia cristiana. L’esempio più fulgido furono i genitori di santa Teresa di Lisieux. La loro vita coniugale fu esemplare, piena di virtù cristiane e saggezza umana.

Teresa, la più giovane Dottore della Chiesa, vedeva nella sua famiglia la terra di un giardino, “terra santa” dove è cresciuta con le sue sorelle, sotto la guida sapiente ed esperta dei suoi incomparabili genitori. “Il buon Dio - scriveva a padre Bellière pochi mesi prima di morire - mi ha dato un padre e una madre più degni del cielo che della terra”. La santità di questi sposi è una vera santità personale voluta, perseguita attraverso un cammino di obbedienza alla volontà di Dio che vuole che tutti i suoi figli siano santi come lui stesso è santo. 

Anche i miei genitori sono stati per me e per mia sorella un luminoso esempio: si sono amati sempre profondamente, delicati e attenti l’uno all’altro, esigenti e benevoli nella nostra educazione, ci hanno allevato nell’amore di Dio e del prossimo assumendo pienamente la loro vocazione di padre e di madre, anche attraverso le difficoltà incontrate.

Mia madre, donna di preghiera, e mio padre, uomo di preghiera. Dio è sempre il primo servito nelle varie occupazioni quotidiane.

I miei genitori, come i genitori di santa Teresa di Gesù Bambino, rendono la santità, nelle nostre famiglie di oggi, accessibile e desiderabile.

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"Sii grato ai tuoi genitori perché ti hanno dato la vita, per poter essere figlio di Dio.

- E sii ancora più grato se il primo seme

della fede, della vita di pietà,

del tuo cammino cristiano, o della tua vocazione, lo hanno messo loro

nella tua anima".

San Josemaría Escrivá de Balaguer, 

fondatore dell'Opus Dei

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