SAN FRANCESCO AD ORTE
Orte è ritenuta la prima comunità francescana del Lazio.
La mia Città, infatti, ha avuto la gioia e l’onore di essere visitata dal Serafico Patriarca e di gustare la sua parola di pace e di amore, di ritorno con i suoi undici compagni da Roma, dove aveva incontrato il Pontefice Innocenzo III dal quale ebbe l’approvazione della Regola senza bolla (1221), Regola non bollata, appunto, e la benedizione apostolica.
Francesco non incontrò un Papa aperto al dialogo, né disponibile ad ascoltare e, non fu per niente facile arrivare all’approvazione della Regola. Alcune fonti ci dicono che la reazione del Papa fu, al primo incontro, negativa: la biografia di san Bonaventura afferma, nella Leggenda Maggiore, che Innocenzo III, in un primo momento, cacciò via con sdegno, come un importuno, quel visitatore strano. Dice a Francesco: “Non mi seccare, vai a parlare ai maiali”. Francesco che aveva una certa consuetudine con gli animali, secondo la tradizione ammansì il lupo di Gubbio e predicava agli uccelli, va veramente a predicare ai maiali, poi torna dal Papa e gli dice: “Io ti ho ubbidito, ora però mi devi stare a sentire”.
Sempre secondo la tradizione, confermata dai meravigliosi affreschi di Giotto e di Cimabue ad Assisi, Papa Innocenzo III si convinse di ricevere quei barboni sia per un sogno rivelativo che fece dopo aver incontrato il Poverello, la visione che in sogno ebbe della Basilica del Laterano che sta crollando e di un uomo poverello, piccolo di aspetto, che la sosteneva mettendosi sotto le spalle perché non cadesse, quindi Innocenzo III intuisce che Francesco è lì non per distruggere ma per salvare la Chiesa.; sia perché Francesco rispose alle obiezioni del Papa riguardo all’eccessivo rigore imposto dalla sua Regola, parlando di Madonna Povertà. Per Francesco la povertà non deve essere imposta agli altri, deve essere scelta. Francesco sceglie di essere povero e allora, come è noto, il Papa benedice Francesco e accoglie la sua Regola. Francesco chiedeva semplicemente di poter vivere secondo l’insegnamento di Gesù. Nasce quindi l’ordinamento francescano, questa meravigliosa avventura che arriva fino ai giorni nostri con un Papa, gesuita, che per la prima volta dalla storia della cristianità si chiama Francesco, segno che è un filone vitale.
Francesco non voleva andare contro la Chiesa, lui voleva anzi servirla: scelse la povertà, mettendosi nudo sulla piazza di Assisi, spogliandosi dei suoi abiti eleganti, lui figlio di un ricco commerciante di stoffe, Pietro di Bernardone. Il Vescovo di Assisi, come fa vedere l’affresco di Giotto, lo copre con il suo mantello: egli diventerà uno dei più grandi sostenitori di Francesco e sarà lui a presentarlo al Papa.
Tommaso da Celano, il più autorevole biografo di San Francesco, descrive ampiamente il passaggio del Poverello in Orte e la sua dimora in questa città per ben quindici giorni. Forse il Santo era passato per il territorio ortano anche nel viaggio di andata a Roma, ma i biografi nessuna notizia ne danno al riguardo.
In tutti i paesi che incontrava egli si fermava a predicare la penitenza e la pace, sembrava una nuova luce irradiata dal cielo sulla terra, (come si narra nella Leggenda di San Francesco d’Assisi scritta dei tre compagni), ed anche i più dotti restavano ammirati e commossi da quella predicazione, perché Dio stesso parlava per bocca del Poverello.
San Francesco giunse ad Orte un giorno d’estate, stanco ed affaticato per il lungo viaggio compiuto sotto il sole e si fermò presso una chiesetta rurale abbandonata, San Nicolao, in attesa che il Signore gli facesse comprendere la Sua volontà riguardo la sua definitiva dimora e i suoi compiti. Da quella chiesetta abbandonata più volte si recò con i suoi compagni dentro le mura della città per diffondere la fede.
Il popolo ortano lo accolse con vivo entusiasmo. Grande fascino aveva esercitato la fervida predicazione di San Francesco che alla gente non bastava più ascoltare la Sua parola nelle chiese e nelle piazze della città, ma in gran folla si recava continuamente presso il luogo dove i frati avevano preso dimora e restava lì tutta la giornata. Abbondanti elemosine venivano date ai frati. San Francesco non si trattenne oltre i quindici giorni, preoccupato che i frati perdessero lo spirito della penitenza e della mortificazione. La divina volontà non tardò a manifestarsi al santo e di fargli presente tale pericolo, e san Francesco partì da Orte per tornare ad Assisi. La permanenza ad Orte di san Francesco e dei suoi primi compagni ha certamente grande importanza nella storia del francescanesimo. Lo stesso Serafico Padre tornò altre volte nella nostra città.
Subito dopo il ritorno del Poverello alla Porziuncola, nella Chiesa di San Nicolao fu istituita una comunità francescana; ma sia per il clima troppo rigido, sia per la lontananza dalla città i frati la lasciarono per prendere dimora nella Chiesa di San Lorenzo, al di là del Tevere, molto vicina al paese.
A pochi passi dalla Chiesa di San Nicolao vi è un sasso molto alto sulla sommità del quale sembra andasse San Francesco a pregare e riposare, come sempre lì accanto si trovava una sorgente di acqua perenne (attualmente non esiste più) che si ritiene essere sgorgata per un miracolo compito dal santo.
San Bonaventura narra un miracolo operato da san Francesco in Orte.
Lo riporto come è scritto in una versione volgare del 1477 della Leggenda Maggiore: «Nella città d’Orte avea un fanciullo, ch’era si aggomitolato per modo che il capo coi piedi si raggiungevano insieme, e altresì avea alcuno osso rotto: lo quale fanciullo fu presentato a Beato Francesco dal padre e dalla madre raccomandandoglielo co molte lagrime e gran fede. E incontanente che il Beato Francesco lo toccò, fu sano e riebbe ogni prosperità delle membra».
Il padre Francesco da Civitavecchia, nella memoria manoscritta depositata nell’Archivio della Curia Vescovile, afferma che tale miracolo il Santo volle operarlo prima di partire da Orte (durante la permanenza dei quindici giorni) per ricompensare questo popolo devoto.
Alla Chiesa di San Lorenzo era annesso un piccolo convento abbandonato, qui San Francesco istituì una comunità del suo ordine lasciandovi anche qualche suo compagno. Nella Chiesa morì e fu sepolto il Beato Teobaldo d’Assisi.
Rimando al libro “Memorie francescane in Orte” di Alessandro Camilli il quale riporta nel dettaglio tutta la vicenda del Beato Teobaldo d’Assisi, della prima comunità francescana di Orte, delle povere dame o clarisse, il Secondo Ordine fondato da San Francesco, di San Bernardino da Siena e il Convento degli Osservanti. La venuta di San Bernardino ad Orte, due secoli dopo quella del Poverello d’Assisi, suscitò anch’essa un’impressone profonda nel popolo ortano. E ancora, il miracolo del Beato Ungarello ed, infine, la vicenda dell’Ordine dei Cappuccini.
Da circa otto anni la Chiesa dei Santi Giuseppe e Marco in Orte Scalo, ovvero Chiesa di Sant’Antonio (vedi immagine), ha avuto il passaggio da parrocchia francescana a chiesa diocesana.
L’Ordine Francescano Secolare, di seguito chiamato OFS d’Italia, nei suoi inizi detto Ordine dei Fratelli e Sorelle della Penitenza e successivamente Terz’Ordine Francescano, nasce dal cuore di san Francesco d’Assisi nel secolo XIII e si riconosce erede e continuatore della dimensione laicale del suo Fondatore.
La Chiesa, mediante il Sacerdote e il Ministro, che rappresenta la Fraternità, accetta la Promessa e la Professione di quelli che chiedono di osservare la vita e la Regola dell’Ordine Francescano Secolare. Con la sua pubblica preghiera la Chiesa impetra loro gli aiuti e la grazia di Dio; su di loro impartisce la sua benedizione e associa la loro Promessa o Professione al Sacrificio Eucaristico.
Ad Orte esiste ancora il Terz’Ordine con un consiglio costituito da cinque laici e un frate con il ruolo di padre assistente. Il Consiglio resta in carica tre anni, poi si procede alle nuove elezioni.
La Fraternità francescana di Orte, denominata di Sant’Antonio e San Bernardino, nata sul Colle di San Bernardino con primo frate assistente il carissimo padre Gabriele Ronca, ha attualmente circa quaranta professi laici, dei quali attivi poco più della metà, che si riuniscono ogni terza domenica del mese nella sala parrocchiale della Chiesa di Sant'Antonio, anch’io ne faccio parte, come mia mamma (e come nel passato mia nonna materna, Vittoria) e attualmente sono consigliera.
I professi ogni anno, in occasione della festa di Santa Elisabetta d'Ungheria, compatrona dell'Ordine Francescano Secolare insieme a san Ludovico, effettuano in Chiesa durante la Santa Messa la Rinnovazione annuale della Professione o Promessa di Vita Evangelica. Seppure con molte difficoltà, cerchiamo di portare avanti il messaggio e il carisma di Francesco e della sua Regola nel mondo di oggi.
Infine, desidero ricordare alcuni anniversari francescani: quest’anno (2023) ce ne sono due, gli 800 anni della Regola di San Francesco, tecnicamente chiamata Regola Bollata (29 novembre 1223) e gli 800 anni del Natale di Greccio. A questi seguiranno altri importanti anniversari, che rappresentano le tappe fondamentali dell’esperienza di san Francesco d’Assisi e della prima comunità francescana: nel 2024 si ricorderanno le Stimmate ricevute dal Poverello a La Verna, oggi nella diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro; nel 2025 la composizione del Cantico delle Creature; e nel 2026, ad Assisi, si celebreranno gli otto secoli della Pasqua di Francesco, il suo passaggio alla vita eterna, avvenuto la sera del 3 ottobre 1226 ad Assisi.
Invece, per quanto riguarda il Capitolo delle Stuoie per la Fraternità Internazionale dell’Ordine Francescano Secolare e la GiFra, la Presidenza del CIOFS ha disposto per una serie di motivi la posticipazione dell’evento di due anni.
PREGHIERA A SANTA ELISABETTA D'UNGHERIA
Elisabetta, coraggiosa dispensatrice di bene, aiutaci a camminare, come Francesco e Chiara, nella via evangelica della carità. Tu che hai saputo donarti al prossimo, dacci di saper dispensar con ardore serafico il pane della Parola di vita, il pane della concordia, della pace, della misericordia, dell’ospitalità, del perdono.
O nostra patrona, proteggi sempre l’Ordine Francescano Secolare, la Gioventù Francescana, l’Araldinato; accompagnaci nel percorso quotidiano della vita perché impariamo con audacia a saper dare ragione della speranza che è in noi. Sii vicina ai fratelli che soffrono o che sono abbandonati alle loro miserie e non permettere mai che anche noi ci dimentichiamo di loro, ma partendo dal tuo mirabile esempio sappiamo riconoscere che in ogni fratello c’è Cristo, il Signore e nostro Salvatore.
Amen!