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dell'Anima

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        San Francesco di Sales

 

24 gennaio: memoria di san Francesco di Sales, Vescovo di Ginevra e Dottore della Chiesa.

E' considerato il padre della Spiritualità moderna, è patrono degli scrittori, dei giornalisti e degli operatori della Comunicazione.

Con il suo esempio di dolcezza e saggezza, ci invita a vivere ogni giorno con amore e serenità. Una delle sue frasi più celebri ci ricorda: “Fate tutto per amore, nulla per forza”.

Vero pastore di anime, ricondusse alla comunione cattolica moltissimi fratelli da essa separati, insegnò ai cristiani con i suoi scritti la devozione e l’amore di Dio e istituì, insieme a santa Giovanna di Chantal, l’Ordine della Visitazione; vivendo poi a Lione in umiltà, rese l’anima a Dio il 28 dicembre e fu sepolto in questo giorno ad Annecy. La memoria si celebra nel giorno della sua deposizione ad Annecy. Speciale Patrono presso Dio di tutti gli Scrittori cattolici, che con la pubblicazione di giornali ed altri scritti illustrano, promuovono e difendono la sapienza cristiana; il quale se ne andò in cielo il ventotto dicembre, ma si venera principalmente in questo giorno per la traslazione del suo corpo.

San Francesco di Sales ha reso amabile la Chiesa in un tempo di lotte; ha saputo mostrare che il giogo del Signore è facile da portare e il suo carico leggero, attirando così molte anime. E’ un vero riposo per l'anima contemplare questo santo, leggere i suoi scritti, tale è la carità, la pazienza, l'ottimismo profondo che da essi si sprigiona. Qual è la sorgente di questa dolcezza? Essa viene da una grandissima speranza in Dio.

Nella vita di san Francesco di Sales si racconta che nella sua giovinezza visse un periodo di prove terribili in cui si sentiva respinto da Dio e perdeva la speranza di salvarsi. Pregò, fu definitivamente liberato e da allora fu purificato dall'orgoglio e preparato a quella dolcezza che lo contraddistinse. Non faceva conto su di sé: aveva sentito con chiarezza quanto fosse capace di perdersi, come da solo non potesse giungere alla perfezione, all'amore, alla salvezza e questa consapevolezza lo rendeva dolce e accogliente verso tutti, ma, più ancora, dell'umiltà; quella prova gli insegnò la bontà del Signore, che ci ama, che effonde il suo amore nel nostro cuore.

San Francesco esultava di gioia al pensiero che tutta la legge si riassume nel comandamento dell'amore e che nell'amare non dobbiamo temere nessun eccesso. Scrisse un lungo Trattato dell'amore di Dio e anche un libro più semplice, ma delizioso "Introduzione alla vita devota". Quest'ultimo lo compose capitolo per capitolo scrivendo lettere ad una giovane donna attirata da Dio. Parlandone a santa Giovanna de Chantal che già conosceva diceva di aver scoperto un'anima che era "tutta d'oro" e che egli cercava di guidare nella vita spirituale.

"La perfezione non consiste nel non avere amicizie, ma nell'averne soltanto di buone, Sante e Sacre".

“Ama tutti, Filotea, con un grande amore di carità, ma legati con un rapporto di amicizia soltanto con coloro che possono operare con te uno scambio di cose virtuose. Più le virtù saranno valide, più l’amicizia sarà perfetta. Se lo scambio avviene nel campo delle scienze, la tua amicizia sarà, senza dubbio, molto lodevole; più ancora se il campo sarà quello delle virtù, come la prudenza, la discrezione, la fortezza, la giustizia. Ma se questo scambio avverrà nel campo della carità, della devozione, della perfezione cristiana, allora sì, che si tratterà di un'amicizia perfetta. Sarà ottima perché viene da Dio, ottima perché tende a Dio, ottima perché il suo legame è Dio, ottima perché sarà eterna in Dio”.

(San Francesco di Sales, Filotea, capitolo XIX, “Le vere amicizie”)

 

San Francesco di Sales: il cuore dello spirito salesiano

Cuore ispiratore della missione salesiana, fu proprio alla spiritualità di questo Santo che Don Bosco si ispirò per dare vita alla sua opera educativa. Le seguenti parole che amava ripetere,“Da mihi animas, caetera tolle” (Dammi le anime, toglimi tutto il resto), sono diventate la bussola di ogni educatore salesiano.

Viviamo in un'era dove la comunicazione troppo spesso si è trasformata in uno strumento di scontro anziché di dialogo, dove le parole diventano frecce scagliate per ferire piuttosto che pixel che compongono un mosaico di comprensione.  

Il nostro compito è prezioso e delicato: siamo chiamati a essere registi di connessioni umane, narratori di verità, traduttori di esperienze in un mondo frammentato. La nostra professione non è solo raccontare gli eventi, ma restituire dignità alle storie, dare voce a chi non ne ha, illuminare gli angoli bui della realtà con uno sguardo di speranza.

La mitezza non è debolezza, ma la forza più rivoluzionaria che esista: è la capacità di ascoltare prima di giudicare, di comprendere prima di condannare, di cercare sempre il dialogo anche quando sembrano prevalere la contrapposizione e il conflitto.

Come cristiani, sappiamo che la speranza non è un'astrazione, ma si incarna nella comunità, nelle relazioni, nelle storie concrete. È Cristo stesso che ci chiama a trasmettere una comunicazione che guarisce, che riconcilia, che genera vita.

A noi giornalisti, donne e uomini della comunicazione, l'augurio di essere profeti di speranza: di usare la penna, il microfono, la telecamera, i social come strumenti di fraternità, di verità, di connessione profonda.

San Francesco di Sales ci ispiri sempre: con intelligenza, creatività e soprattutto con mitezza.

E che il nostro racconto sia come un faro nella notte: non un fascio di luce che abbaglia, ma una luce gentile che orienta, che riscalda, che accompagna i naviganti stanchi verso la riva della comprensione.

Buona festa di San Francesco di Sales e buon Giubileo a me e a tutti i cari colleghi!

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